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Le vie dei sogni

By Giuseppe Gavazza

desert-line

Le vie dei sogni1

Anni fa, nella metropolitana di Parigi, ho visto la pubblicità di una linea aerea che riportava:

Le chemin le plus court pour aller d'un point à un autre n'est pas la ligne droite, mais le rêve.

*proverbe malien (soninké)
Dingiranu fúlli do me maxa, killen defoye nta teloyen maxa, xa miiru

“La via più breve per andare da un punto ad un altro non é la linea retta, ma il sogno”

Nel gennaio 2025 ero nel minuscolo villaggio di Tissardmine, nel Sahara marocchino, mia seconda residenza artistica in questo luogo nel deserto. Due mesi dopo, ho iniziato la mia terza residenza nello Spitsbergen Kunstnersenter, a Longyearbyen, nel deserto artico delle isole Svalbard.

La mappa online indica che la linea che unisce Longyearbyen a Tissardmine misura 5.303,99 km. Il sogno é il percorso che ho seguito con il mio progetto artistico nomade, un’installazione di sogni raccolti da persone attraverso il mondo. Dopo aver presentato, a Spitsbergen, il progetto come Frozen Dreams: luminous voices the night nell’inverno 2023 e Thawing Dreams: voices are water nell’estate 2024, ho aggiunto un nuovo capitolo sotto un meraviglioso cielo stellato nel deserto del Sahara.

Come immaginare una cartografia dei sogni? Una mappa del tempo o dello spazio? Di terra, aria o acqua? Possiamo attraversare, camminando, lo spazio dei sogni? Una mappa dei sogni riporta strade? Fiumi? Montagne? Laghi? Oceani?

“Gli esploratori artici hanno riconosciuto e riflettuto sugli aspetti spettrali della permanenza nell'Artico,” scrive Shane McCorristine in The Spectral Arctic2. ”Questo includeva strani sogni, fantasticherie, allucinazioni ed altre esperienze soprannaturali. ... In effetti, quasi tutti i narratori polari del XIX secolo hanno parlato di miraggi e illusioni, riferendosi alle forme mutevoli del ghiaccio o allo strano modo in cui il suono viaggiava, o a come le piccole cose in lontananza sembravano enormi.

“Il fantasma è il segno che il passato è tornato nel presente, rivelando, secondo la formulazione di Jacques Derrida, la 'non contemporaneità del tempo presente con se stesso.’”3

Il sogno riporta il passato al presente: nei sogni possiamo vivere nel passato o, forse, in uno dei possibili futuri. È il sogno un modo per spezzare la linea del tempo?

Nel deserto i miraggi sono visivi, ma il canto delle dune é un miraggio sonoro,4 ed é reale (ne ho registrati diversi secondi). Le aurore boreali sono anche fenomeni acustici5: sono forse esse le luminose Parole Gelate (Paroles Gelées) di Rabelais, che scesero sulla nave di Gargantua e Pantagruele mentre navigavano in un mare ghiacciato, sciogliendo e liberando urla e fragori di una antica battaglia?6

Il deserto non é uno spazio vuoto, non é uno spazio fragile ed effimero: è potente e lento, antico, denso, mobile, vivo e pulsa ad un tactus geologico. Ho avuto brevi esperienze ma so tracciare una linea di congiunzione tra il deserto artico e quello africano; le esperienze reali mi permettono di scrivere una breve lista di similitudini e differenze.

  • Il fiume/non fiume: un bordone di suono ininterrotto quando fluisce. Ma se non scorre, perché arido o ghiacciato, é silenzioso.

  • Sassi antichi e fossili ovunque; l’acqua, il sole ed il vento hanno impiegato milioni di anni per disegnare i profili di queste montagne, che collassano in contrafforti di massi, pietre e ciottoli. E queste colonne si perdono, lontane, con lo stesso ritmo lento e regolare.

  • La tonalità uniforme del colore - seppia ed ocra a Sud, bianco e fulvo a Nord – diventa sfaccettata quando l’occhio si é adattato e comincia a percepire le infinite e sottili gradazioni di ombra e luce.

  • Il silenzio non é omogeneo e diventa polifonico quando l’orecchio si é adeguato ed inizia a cogliere le sottili ed infinite gradazioni di suoni, echi e reverberi.

  • La vita è nei colori vibranti di piccoli fiori, piante e muschi che crescono dove sembrerebbe impossibile.

  • La vita è negli animali, spesso invisibili, che vivono in condizioni ostili.

Io e te siamo, l’un per l’altro, un teatro soddisfacente7

Portare un'installazione nomade fatta di sogni attraverso i deserti è un atto effimero.

Al cuore di Frozen Dreams, a Spitsbergen, c'era l'intenzione di creare un'installazione fragile da presentare in un ambiente effimero e fragile.

Seguendo linee effimere, affianco al sogno qualcosa di altrettanto fragile. “L'atto di documentare interpreta in modo performativo la propria azione come performance”8, scrive Philip Auslander nel saggio Reactivations.

Il concetto di ‘riattivazione’ mi stimola a creare una narrazione di evento artistico in quanto performance artistica. Qui e ora sto narrando un progetto di performance artistica: qui e ora state leggendo, e in questo modo state partecipando a questo evento.

Scrivendo e leggendo, nello stesso momento, creiamo un evento artistico intrecciato in una linea temporale.

Exhibition at Spitsbergen Artist Center.

Note

1. “Le vie dei canti” é il titolo italiano di “The Songlines” di Bruce Chatwin. “Chatwin afferma che il linguaggio è nato come canto e che, nel Dreamtime aborigeno, ha cantato la terra fino a farla esistere per la coscienza e la memoria.” “Chatwin asserts that language started as song, and in the Aboriginal Dreamtime, it sang the land into existence for the conscious mind and memory.”

2. “Arctic explorers recognised and reflected on the spectral aspects of being in the Arctic. … This included having strange dreams, reveries, hallucinations and other supernatural experiences. ... Indeed, almost every nineteenth-century polar narrator touched on the subjects of mirages and illusions, whether referring to the shifting shapes of the ice or the strange way that sound travelled, or how small things in the distance seemed enormous.” UCL Press, 2018.

3. “The ghost is a sign that the past has returned to the present, revealing, in Jacques Derrida’s formulation, the ‘non-contemporaneity of the present time with itself.’”

4. “Per migliaia di anni, i nomadi che attraversavano i deserti hanno sentito suoni misteriosi che ritenevano prodotti da fantasmi o demoni. Marco Polo riferì che gli spiriti maligni ‘a volte riempiono l’aria con i suoni di tutti i tipi di strumenti musicali, e anche di tamburi e clangore di armi.’ Oggi è disponibile una spiegazione non occulta: quei rumori diversi sono tutte emissioni acustiche prodotte dallo spostamento delle sabbie.”

- “For thousands of years, nomads traveling through deserts heard mysterious sounds they thought were made by ghosts or demons. Marco Polo reported that evil spirits ‘at times fill the air with the sounds of all kinds of musical instruments, and also of drums and the clash of arms.’ Today a non-occult explanation is available: those diverse noises are all acoustic emissions produced by shifting sands.” From “Booming Sand” of Franco Nori, Paul Sholtz and Michael Bretz. Scientific American, Vol. 202, No. 4 (April 1960).

5. Gamillo, Elizabeth. “Folklore meets science in this search for the ‘sounds’ of the northern lights.” Astronomy magazine, July 2024.

6. “Lors nous jeta sus le tillac pleines mains de paroles gelées, et semblaient dragée perlée de diverses couleurs. Nous y vîmes des mots de gueule, des mots de sinople, des mots de azur, des mots de sable, des mots dorés. Lesquels, être quelque peu échauffés entre nos mains, fondaient, comme neiges, et les oyons réellement.” From Gargantua and Pantagruel ch. LVI, “Les paroles gelées II,” by François Rabelais.

7. “Satis enim magnum alter alteri theatrum sumus.” Epicuro, citato da Lucius Annaei Senecae in Epistulae moralis ad Lucilium.

8. “The act of documentation performatively frames his actions as performance,” Auslander, Philip. “Reactivations.” Essays on Performance and Its Documentation. University of Michigan Press, 2008.